giovedì 17 aprile 2008

il nostro subcosciente



16/4/08

Coltivare le incertezze, per farcene una ragione, questo è il tema della psicologa che fa lezione all’unitre: Un tema che ci ha visti molto spesso in conflitto con la stessa psicologa.
Il mio punto di vista: e’ molto difficile rimuovere dalla nostra cultura acquisita quelle certezze che ci siamo creati nel corso della nostra vita.
Certezze che molto spesso ci vedono prendere posizione su vari argomenti come: omosessualità, razzismo, religioni diverse dalla nostra, oppure semplicemente di come si vestono i giovani, su quelli che si mettono anelli o brillantini al naso ecc…
Da quando siamo nati, abbiamo acquisito questi temi e li abbiamo interiorizzati in noi, se gli adulti che ci stavano intorno avevano dei pregiudizi sui temi trattati sopra li facevamo anche nostri, poi nella nostra crescita culturale li abbiamo rimossi e abbiamo coltivato la certezza, che non siamo razzisti, che la diversità l’accettiamo, come pure tutto il resto.
Ma in noi nel nostro subcosciente, quelle certezze non sono state cancellate ma solamente nascoste.
Allora può succedere che in certe situazioni, dal nostro subcosciente possono affiorare quelle certezze che in un certo periodo della nostra vita avevamo fatte nostre.
Ciao Salvo

7 commenti:

jasna ha detto...

salvo poni un bel quesito... purtroppo io per prima mi rendo conto che oramai la vita va vissuta giorno per giorno... con delle piccole certezze che magari ci siamo costruiti con il tempo ... ma mi rendo conto sempre di più che nella società oramai multinazionale, globalizzata e multirazziale non c'è più posto per la mediocrità... e mediocrità intendo il vecchio borghese. Figuriamoci l'operaio. Mio marito è farmacista un tempo era considerato come il secondo medico del paese, con una posizione sociale acquisita , ora € una persona normale come giusto che sia, che sopravvive alle multinazionali farmaceutiche che vogliono creare. Che ti devo dire il progresso deve andare avanti ne sono convinta... ma i valori? La certezza di un lavoro che ti poteva permettere di farti il mutuo della casa... chi te le da? Di certo non un economia ballerina... dove chi ha qualche soldo preferisce investire all'estero. la pancia fuori, l'orecchino al naso, il tatuaggio sono il meno dei mali, di questa società... grazie per la tua perla di saggezza. Jasna

massimo ha detto...

Sei fortunato due volte, Salvo. La prima perché il tuo cammino ti ha condotto lungo il sentiero del UNI3. La seconda perché hai trovato dei bravi insegnanti, non è facile, infatti, per chi come loro è custode del sapere, è strumento di trasmissione delle umane conoscenze, invitare gli allievi a riflettere sull'importanza di essere liberi dalle loro stesse cognizioni, cosicché possano accogliere il nuovo con la giusta considerazione. Sempre bisogna ripulirsi (e mi viene in mente Angela che alcuni giorni fa t'invitava a liberarti dei residui terreni) e ritornare a guardare ogni cosa con limpidezza, ritornare bambini. Sempre bisogna farlo e scrollarsi lo sporco che si accumula addosso.
A questo proposito voglio raccontarti una storia. é una storia Zen.

Quando era giovane Nan-in era alla ricerca di un Maestro Zen e quando lo trovò visse con lui per molti anni.
Un giorno il Maestro gli disse: «Adesso sei a posto. Sei quasi arrivato».
Il Maestro aveva detto “quasi”, per cui Nan-in chiese cosa volesse dire.
«Devo mandarti da un altro Maestro per qualche giorno, ti darà il tocco finale» rispose il Maestro.
Nan-in si eccitò molto e disse: «Mandami immediatamente!».
Gli fu data una lettera, e partì contento perché credeva di essere inviato da un Maestro migliore del suo. Quando arrivò, scoprì che non c'era nessun Maestro, trovò solo il padrone di una locanda, un semplice oste.
"Deve essere uno scherzo! Quest'uomo non può essere il mio ultimo Maestro? Come potrà darmi l'ultimo tocco?" pensò infastidito Nan-in. Ma ormai era lì, per cui pensò: "È meglio restare alcuni giorni, almeno per riposare, il viaggio è stato lungo. Poi tornerò a casa", per cui disse a quell'uomo: «Il mio Maestro ti manda questa lettera».
«Non so leggere», disse il locandiere. «Puoi tenerti la tua lettera, non ce n'è bisogno. Puoi stare qui lo stesso».
«Ma sono stato mandato per imparare qualcosa da te» ribatté Nan-in.
L'uomo rispose: «Sono solo un oste, non sono un Maestro, non sono un professore. Dev'esserci stato un errore. Forse sei venuto dalla persona sbagliata. Io sono un oste, non posso insegnare. Non so niente. Ma poiché sei venuto, puoi stare a osservarmi. Forse ti può essere d'aiuto. Riposa e osserva».
Ma non c'era niente da osservare. Al mattino l'uomo apriva le porte della locanda. Arrivavano gli avventori ed egli puliva le stoviglie, le pentole, gli utensili, ogni cosa e poi li serviva. E la sera, quando tutti i clienti se n'erano andati, e gli ospiti si recavano a dormire nei loro letti, egli puliva di nuovo: le pentole, gli utensili e ogni cosa. E il mattino successivo, ripeteva gli stessi gesti.
Al terzo giorno Nan-in era stufo.
«Non c'è niente da osservare: tu continui a pulire utensili, fai lavori normali, posso anche andare» disse.
Il locandiere rise, ma non gli rispose.
Nan-in tornò indietro. Era molto arrabbiato con il suo Maestro e quando lo vide gli chiese: «Perché? Perché mi hai mandato a fare un viaggio così lungo e così noioso, visto che quell'uomo era un semplice oste? E non mi ha insegnato nulla. Ha semplicemente detto: “Osserva”, mentre non c'era nulla da osservare!».
Il Maestro disse: «Eppure sei rimasto per tre o quattro giorni; anche se non c'era niente da guardare, tu hai guardato. Che cosa facevi?».
«Ho osservato.» Rispose Nan-in. «Di notte puliva gli utensili, le pentole. Metteva tutto a posto, e al mattino ricominciava di nuovo a pulire».
Il Maestro disse: «Questo, questo è l'insegnamento! Per questo ti ho mandato! Aveva pulito quelle pentole di notte, e al mattino ripuliva quelle pentole già pulite. Che cosa significa? Nella notte, anche se non era successo nulla, si erano sporcate di nuovo, si era raccolta un po' di polvere. Ebbene, tu puoi essere puro, adesso. Puoi essere innocente, ma devi pulirti a ogni istante. Puoi non fare nulla, però ti sporchi con il semplice passare del tempo, anche se non fai niente. Stando seduto sotto un albero, ti sporchi. E questa sporcizia non dipende dal fatto che hai commesso qualcosa di cattivo o di sbagliato. Accade con il semplice passare del tempo. La polvere si raccoglie, per cui devi continuamente pulire, e questo è l'ultimo tocco. Era necessario, perché sentivo che eri diventato orgoglioso di essere pulito, e non ti preoccupavi più della necessità di fare uno sforzo costante per pulirti. Devi morire a ogni istante e rinascere di nuovo, solo così sei libero dal falso sapere.»


Saluti giganti,
massimo

salvo ha detto...

Grazie Massimo, hai raccontato una storia molto significativa,
Questa psicologa dell'unitre viene vista dalla maggioranza dei frequentanti in modo negativo, e dalla tua storia penso perchè la maggioranza della gente non ha nessuna intenzione di ripulirsi.
Ciao Salvo.
L'altro blog che hai scoperto è di Stella una signora che viene all'unitre e mi ha chiesto di essere suo collaboratore e quindi nel mio blog risulta anche lei. ciao

Anonimo ha detto...

Massimo? è Castaneda vero? mi sembra di averlo letto!bellissima "storia" o meglio parabola!

ah!le nostre certezze!!!!!!
quanti errori ci hanno fatto fare?
quante valutazioni date per certe si sono mostrate fallaci?
quante mode e modalità abbiamo accolto a volte anche adottato,senza spirito critico?
ma giusto per sentirci "integrati" moderni,progressisti!
personalmente non ho rimpianti...
perchè tutto è andato come doveva andare!
Circa la tesi della psicologa riguardante dubbi e incertezze...va bene per i giovani...perchè li spinge alla ricerca,per noi altri sarebbe bene avere dei punti fermi,non fosse altro per far trovare allo Spirito un po' di pace.
Il mio è stato una Spirito inquieto,ma ora pare che abbia trovato la sua pace,per nulla al mondo tornerei a chiedermi il Perchè di tutto ciò che ci circonda...non c'è spiegazione!perciò alla riflessione,alla nostra età,è preferibile l'AZIONE!
occorre disimparare!fare tabula rasa.......che non è procurarsi nuove incertezze!...ma avere la certezza dell'inutilità delle domande.
Acculturarsi sempre e vivere in sintonia con la Natura e con gli altri...avere sempre pronto un sorriso per sè e per gli altri...naturalmente il mio dire non può riguardare tutti....ma è il mio pensiero che già mi sembra avere espresso in altro post!
chiedo scusa se mi sono ripetuta!
saprà anche di pochezza,ma ti assicuro che si vive proprio bene!
un carissimo abbraccio
angela

Anonimo ha detto...

ADDENDO:
Quando dico "disimparare" intendo scrollarci di dosso le pastoie delle ideologie,delle dottrine,de dogmi di fede, che ci hanno tenuto prigionieri.
a presto
angela

massimo ha detto...

Ciao Angela,
L’autore del racconto non è Castaneda (che conosco per le sue 1.e e 2.e conversazioni con don Juan e per Tensegrità – avrei voluto leggere anche “Il dono dell’aquila” ma ho preferito fermarmi, la mia mente stava prendendo una direzione un po’ strana) -.
Quella che hai letto è una massima del maestro Tan-ni raccolta in un libro di storie Zen. Capita di leggerle di qua e di là, ed alcuni autori le rispolverano ogni tanto, può darsi anche Castaneda.
Un abbraccio,
massimo.

P.S. Angela, più ti leggo e più mi piace ascoltare le cose che dici. SEI GRANDE!

M.Cristina ha detto...

Sì, credo che tu abbia ragione, quello che abbiamo respirato, famiglia, religione, società, può tornare ad inquinare i nostri giudizi o le nostre sensazioni anche a livello inocnscio.
Bella anche la storia Zen di massimo.